Migliorano le condizioni di lavoro negli stabilimenti dove si assemblano gli iPad

A distanza di quasi un anno dalla denuncia del New York Times, Apple è riuscita a migliorare sensibilmente tali condizioni.

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Proprio in virtù della denuncia del New York Times, Apple iniziò a parlare con i vari partner asiatici e a chiedere garanzie sulle condizioni di lavoro, pena la chiusura di ogni accordo per produzioni future. Proprio grazie a questa strategia, oggi Apple non lavora più con aziende che sfruttano il lavoro minorile, mentre in tutte le altre si registrano aumenti di salario e condizioni di lavoro migliori. Inoltre, nel mese di gennaio 2013, il 99% dei dipendenti di tali aziende ha lavorato meno del limite di 60 ore settimanali che, invece, prima veniva sempre superato. Solo a novembre, tale percentuale era dell’88%.

Ecco parte del contenuto di questo documento:

Eliminare l’eccessivo ricorso agli straordinari è fra le priorità di Apple. Il nostro Codice di condotta per i fornitori prevede un limite di 60 ore settimanali, salvo circostanze particolari; inoltre gli straordinari non devono essere imposti ma svolti volontariamente. Purtroppo, storicamente le settimane di oltre 60 ore lavorative sono state la norma piuttosto che l’eccezione, e per molti anni ben poco è cambiato nel nostro settore. In passato abbiamo tentato di risolvere questo problema in vari modi, ma senza risultati visibili. Per questo nel 2011 abbiamo scelto un approccio più concreto, e cominciato a monitorare settimanalmente i turni di lavoro presso alcuni fornitori. Così, quando gli orari rilevati si sono dimostrati eccessivi, siamo riusciti a intervenire per correggere rapidamente il problema con il fornitore.

Nel 2012 il monitoraggio è stato ampliato e oggi controlliamo le ore lavorative settimanali di oltre 1 milione di dipendenti, pubblicando i dati ogni mese. Grazie a questo sforzo, in media i nostri fornitori hanno rispettato i limiti di orario nel 92% di tutte le settimane lavorative, e la media settimanale è scesa sotto le 50 ore.

La nostra posizione nei confronti del lavoro minorile è chiara: non lo tolleriamo, e vogliamo che scompaia completamente dal nostro settore. Quando scopriamo che i fornitori fanno, o hanno fatto, uso di manodopera minorile (anche se i lavoratori interessati hanno già lasciato il posto di lavoro o raggiunto l’età legale al momento dell’audit), esigiamo un’immediata azione correttiva secondo i termini del nostro programma di tutela contro il lavoro minorile. I fornitori devono far tornare a scuola i lavoratori minorenni e finanziare i loro studi presso un istituto scelto dalla famiglia. Inoltre i bambini devono continuare a ricevere lo stesso salario che spettava loro quando erano dipendenti. Facciamo anche controlli regolari per verificare che i bambini non abbandonino la scuola e che i fornitori continuino a rispettare il proprio impegno economico.

Nel 2012 non è stato rilevato alcun caso di lavoro minorile presso i nostri fornitori addetti all’assemblaggio finale. È un risultato che rassicura, ma continueremo a condurre audit regolari e a supervisionare la nostra filiera per garantire che non vi siano lavoratori minorenni presso nessun fornitore Apple. Molti fornitori ci dicono che siamo l’unica azienda a svolgere questi audit: il che significa che quando troviamo e correggiamo un problema gli effetti positivi si estendono ben oltre la nostra filiera.

In molti dei casi di sfruttamento del lavoro minorile rilevati dai nostri audit, la responsabilità è stata ricondotta ad agenzie intermediarie che reclutavano consapevolmente e illegalmente i lavoratori minorenni. Nel gennaio 2012, per esempio, abbiamo svolto controlli sul fornitore Guangdong Real Faith Pingzhou Electronics Co., Ltd. (PZ) (广东昭信平洲电子有限公司), che produce un componente standard per circuiti stampati utilizzati da molte altre aziende in svariati settori. I nostri auditor sono rimasti costernati nello scoprire 74 casi di lavoratori sotto i 16 anni, una radicale violazione del nostro Codice di condotta. Risultato: abbiamo terminato ogni rapporto commerciale con PZ.

Ma siamo andati oltre. Abbiamo scoperto che una delle più grandi agenzie di lavoro della regione, Shenzhen Quanshun Human Resources Co., Ltd. (Quanshun) (深圳全顺人力资源有限公司), iscritta al registro delle imprese nelle province di Shenzhen e Henan, forniva consapevolmente manodopera minorile a PZ. Non solo: pur di trovare lavoratori, questa agenzia aiutava le famiglie a falsificare i documenti di identità in modo che i bambini risultassero più grandi.

Abbiamo denunciato l’operato di Quanshun alle autorità provinciali. L’agenzia è stata multata e la sua licenza commerciale è stata sospesa. I bambini sono tornati alle proprie famiglie, e PZ ha dovuto pagare i costi del rientro. Inoltre, in seguito ai nostri riscontri, l’azienda che subappaltava il lavoro a PZ ha avviato una serie di controlli per verificare che nessun altro subfornitore stesse impiegando manodopera minorile. È la prova di come una singola scoperta possa avere un impatto di grande portata.

Il 2012 è stato il terzo anno del nostro programma di training per la prevenzione del lavoro minorile, un’iniziativa nata per aiutare i fornitori a identificare e prevenire l’impiego di lavoratori minorenni. Abbiamo tenuto corsi di formazione per 84 fornitori, scelti perché i loro stabilimenti si trovano in province ad alto rischio di sfruttamento minorile. I corsi descrivono i metodi e forniscono gli strumenti per adottare e mantenere procedure efficaci di verifica dell’età. Inoltre specificano le azioni che i fornitori devono intraprendere nel caso in cui un audit rilevi la presenza di manodopera minorile.

Nel 2012 abbiamo introdotto una guida che aiuta a riconoscere i documenti d’identità autentici e a valutare i sistemi di reclutamento delle agenzie esterne. Abbiamo anche aggiunto un livello di assistenza che prosegue oltre le lezioni. Dopo il training, i fornitori valutano i rischi interni ed esterni alla propria azienda e mettono a punto piani di revisione delle proprie politiche per prevenire l’impiego di manodopera minorile. I nuovi sistemi vengono quindi verificati da noi. Per quei fornitori che necessitano di un aiuto in più, ci sono consulenti specializzati che forniscono assistenza in loco per attuare i piani d’azione e migliorare le procedure di gestione.

Oltre a ciò, comunichiamo ai fornitori a rischio i nomi delle agenzie intermediarie che sono state associate al reclutamento di lavoratori minorenni. Offriamo anche linee guida per la scelta di altre agenzie con cui lavorare: per esempio chiediamo di verificare che licenze e permessi siano in regola, di svolgere audit periodici delle procedure di reclutamento, e di comunicare eventuali violazioni a Apple e alle autorità locali.

In Cina molti programmi scolastici prevedono che gli studenti completino un periodo di lavoro sul campo (stage). I nostri fornitori devono attenersi a regole severe quando assumono studenti come stagisti o apprendisti. Per esempio l’orario lavorativo dei ragazzi deve rispettare i limiti legali e non deve ostacolare la frequenza scolastica. I fornitori devono inoltre verificare che quanto previsto dal programma didattico sia conforme alla legge. Abbiamo scoperto che alcune parti di questi programmi sono gestite male, e la natura ciclica degli stage rende più difficile rilevare gli eventuali problemi. Nel 2013 richiederemo ai nostri fornitori di comunicarci il numero di studenti lavoratori e i nomi dei relativi istituti scolastici, per poter monitorare la situazione più attentamente. Nel frattempo abbiamo iniziato a collaborare con consulenti del settore per aiutare i nostri fornitori a migliorare norme, procedure e gestione dei programmi di stage andando oltre i requisiti minimi previsti dalla legge.

Le agenzie intermediarie aiutano molti fornitori ad assumere manodopera interinale proveniente da altri Paesi. Spesso si appoggiano a varie sottoagenzie, che a loro volta operano tramite agenzie minori con sede nel Paese del lavoratore. Non è raro che, per essere assunti, i lavoratori debbano pagare una commissione a ciascuna di queste agenzie. E molti si ritrovano con un debito enorme prima ancora di ottenere il lavoro. Di conseguenza sono costretti a versare quasi l’intero salario alle agenzie per ripagare il debito maturato, e sono di fatto obbligati a non lasciare il posto di lavoro finché il debito non sarà stato saldato. Consideriamo questa condizione una forma di lavoro vincolato, tassativamente vietato dal nostro Codice di condotta per i fornitori. Quando riscontriamo una violazione, chiediamo al fornitore di rimborsare le commissioni eccessivamente elevate (qualunque importo superiore all’equivalente di uno stipendio mensile netto) corrisposte dai lavoratori interinali impegnati in progetti Apple. Sapendo che in alcuni Paesi la probabilità di ricorrere a manodopera straniera è maggiore, sottoponiamo i fornitori locali a audit per identificare situazioni di lavoro vincolato, e li aiutiamo a modificare i loro sistemi di gestione per conformarsi ai nostri standard. Apple è l’unica azienda del settore elettronico a imporre questi risarcimenti: dal 2008 i nostri fornitori hanno rimborsato ai lavoratori interinali un totale di 13,1 milioni di dollari USA, di cui 6,4 milioni nel 2012.

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